Valutare il rischio stress è di estrema importanza in questo momento perché negli ultimi anni, tra il 2020 e il 2022, la pandemia di COVID-19 ha drasticamente cambiato il panorama lavorativo.
Durante quel periodo, la valutazione del rischio stress si è in parte interrotta a causa delle sfide associate alla separazione tra lo stress legato al lavoro e quello derivante dalla pandemia.
La situazione richiedeva misure straordinarie, come l’adozione di mascherine, il distanziamento sociale, il lockdown e l’introduzione del green pass.
Stress “positivo” e “negativo”
Lo stress lavoro-correlato rappresenta la risposta fisiologica e psicologica alle pressioni, ai compiti e alle sfide presenti nell’ambiente lavorativo. In moderata quantità, lo stress può svolgere un ruolo positivo.
Può servire come motivatore, spingendo i dipendenti a essere più produttivi, a mantenere alta la concentrazione e ad affrontare le sfide con determinazione. Inoltre, può stimolare la crescita professionale, fornendo opportunità per lo sviluppo delle abilità e il raggiungimento di obiettivi ambiziosi.
Questo stress moderato può essere considerato eustress, ossia uno stress “positivo” che migliora la performance e l’adattamento al lavoro.
Tuttavia, quando lo stress supera una certa soglia, può portare a effetti negativi significativi. Il cosiddetto distress, o stress “negativo”, può causare ansia, affaticamento, e perfino il burnout (esaurimento fisico ed emotivo dovuto allo stress cronico).
Può influire sulla salute mentale e fisica, generando sintomi come mal di testa, dolori muscolari, disturbi del sonno e problemi digestivi. Inoltre, il eccessivo stress può compromettere il benessere complessivo e ridurre la qualità della vita dei lavoratori.
Gli effetti positivi e negativi dello stress lavoro-correlato sono strettamente legati all’equilibrio tra il livello di stress e la capacità del lavoratore di farvi fronte.
Pertanto, è importante per le organizzazioni e gli individui riconoscere i segnali di stress e adottare strategie per gestirlo in modo sano, promuovendo il benessere sul luogo di lavoro.
Lo stress nel corso degli anni
Nel corso del XX secolo, con l’industrializzazione e l’espansione del settore dei servizi, si sono manifestati problemi legati ad elevati carichi di lavoro, pressioni temporali, conflitti interpersonali e una mancanza di supporto.
Negli anni ’70 e ’80, la ricerca scientifica ha iniziato a evidenziare chiaramente l’impatto negativo di questi fattori sul benessere psicologico e fisico dei lavoratori, portando all’identificazione di rischi significativi per la salute.
Le leggi del lavoro e i regolamenti sulla salute e sicurezza sono stati modificati per includere il benessere psicologico dei lavoratori. In Italia, il Decreto legislativo 81 del 2008, noto come “Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro,” ha introdotto l’obbligo per i datori di lavoro di valutare e gestire il rischio di stress lavoro-correlato.
Questo obbligo richiede una valutazione dei fattori di stress, misure preventive e un monitoraggio costante. Ad oggi anche e soprattutto a livello europeo, il benessere psicologico è compreso nei diritti dei lavoratori.
Con il mondo del lavoro che sta attraversando una serie di trasformazioni significative, diventa essenziale riprendere e affinare la valutazione del rischio stress. L’ampia diffusione del lavoro da remoto (smart working) ha, per esempio, portato a nuove dinamiche lavorative e sfide. È fondamentale comprendere come queste evoluzioni influenzino il benessere dei lavoratori.
La valutazione del rischio stress in questo nuovo contesto consentirà alle organizzazioni di identificare le aree di preoccupazione e di adottare misure preventive mirate per garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro, sia fisicamente che dal punto di vista psicologico. In questo modo, si contribuirà a preservare la salute mentale e fisica dei dipendenti, promuovendo un equilibrio tra lavoro e vita personale e sostenendo il successo a lungo termine delle organizzazioni. La valutazione del rischio stress è diventata ancora più cruciale nell’attuale scenario in evoluzione.
Il Decreto legislativo 81/2008 impone ai datori di lavoro di valutare e gestire il rischio di stress lavoro-correlato attraverso un processo articolato definito dall’INAIL. “Questionario Inail” prevede una fase di misurazione oggettiva (obbligatoria sempre) e un’analisi soggettiva che coinvolge i dipendenti (qualora il Rischio sia ALTO).
Infine, si è sottolineato quanto sia cruciale la valutazione del rischio stress in questo periodo. A fronte, infatti, dei cambiamenti nel mondo del lavoro dovuti anche alla pandemia COVID-19 h è sempre più necessario e urgente l’adozione di misure preventive per sostenere il benessere psicologico dei lavoratori.
Il Questionario INAIL
Nel 2010, L’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) ha fornito una procedura per valutare lo stress lavoro-correlato. In particolare, secondo la pubblicazione intitolata “LA METODOLOGIA PER LA VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO STRESS LAVORO-CORRELATO”, il processo di misurazione si deve comporre di più livelli d’intervento distinti in:
- una fase propedeutica al fine di massimizzare la collaborazione con tutti i reparti dell’attività;
- una misurazione oggettiva tramite metodi di osservazione diretta;
- una analisi soggettiva tramite l’analisi della percezione dei lavoratori.
In tale linea guida, in particolare, si definisce:
- un percorso per la misurazione oggettiva;
- i casi cui è necessario procedere con l’analisi soggettiva, e le modalità con cui deve essere svolta.
A tal fine la pubblicazione dell’INAIL propone un questionario composto da una rilevazione degli indicatori indiretti di stress ovvero:
- gli “indicatori aziendali (eventi sentinella)” che riguardano gli indici infortunistici, le assenze dal lavoro, le ferie non godute, ecc.;
- un’analisi del “contenuto” e del “contesto” lavorativi, che raggruppano i parametri dello stress;
tali indicatori sono riferiti agli ultimi tre anni.
Il questionario viene sottoposto ad un gruppo scelto di lavoratori che compilerà una scheda unica ciascuna per partizioni organizzative dell’azienda (mansioni omogenee.) La compilazione delle tre aree della check list permette di acquisire una “stima” delle condizioni di rischio che sarà di livello BASSO – MEDIO – ALTO.
In particolare, qualora si evidenzino condizioni di rischio ALTO occorrerà effettuare una valutazione maggiormente approfondita (VALUTAZIONE SOGGETTIVA). La procedura della valutazione soggettiva prevede:
- il coinvolgimento di psicologi del lavoro;
- interviste individuali o di gruppo con i dipendenti per raccogliere informazioni sulla loro percezione dello stress e sulle condizioni lavorative.
I professionisti esaminano le risposte, identificano i fattori stressanti e valutano l’impatto sul benessere psicologico dei lavoratori. Basandosi su queste informazioni, sviluppano strategie di intervento mirate per migliorare l’ambiente lavorativo e ridurre lo stress, promuovendo il benessere complessivo. La collaborazione tra psicologi del lavoro e datori di lavoro è fondamentale per garantire un’efficace gestione del rischio stress lavoro-correlato.
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